Fisioterapia Spalla

Fisioterapia spalla

Dolore alla spalla: cosa fare?

  • Migliora la tua postura.
  • Cerca di non portare il braccio troppo indietro, al di fuori del tuo campo visivo.
  • Fai alcuni esercizi di allungamento per la spalla e per il collo.
  • Evita sforzi asimmetrici con le braccia.
  • Se lavori alla scrivania, ricordati di tenere i gomiti appoggiati sul tavolo e le spalle rilassate.

Non credere a chi dice che:

  • «Il dolore alla spalla si risolve con il riposo.»
  • «Basta che rinforzi»: non tutti gli esercizi che ti propongono vanno bene.
  • «La riabilitazione è semplice e veloce!»: al contrario richiede costanza e tanta pazienza.

Conosci il nostro metodo!

 

Trattiamo questi disturbi:

Prodotti consigliati per la riabilitazione

Lesione della cuffia dei rotatori

Lesione della cuffia dei rotatori

I tendini della cuffia dei rotatori sono quattro, ma nella maggior parte dei casi, il tendine vittima di lesione è il sovraspinoso; solo nei casi più gravi troviamo un interessamento del tendine ad esso posteriore, l’infraspinato, o del tendine ad esso anteriore, il sottoscapolare, in tal caso si parla di lesione massiva di cuffia. Il tendine si può lesionare o in seguito ad un trauma improvviso o può degenerare lentamente nel tempo a causa di movimenti biomeccanicamente scorretti. La riabilitazione, da concordare con il medico specialista, prevede, quando è possibile, un tentativo conservativo ma se il dolore persiste o se i tempi per tornare alla massima performance per uno sportivo sono stretti è consigliabile sottoporsi subito all'intervento chirurgico di " plastica artroscopica della cuffia dei rotatori". Il programma fisioterapico di chinesiterapia passiva, attiva-assistita e attiva è mirato al recupero del "Range of Motion" (ROM), al riequilibrio della "discinesia scapolo-toracica", al rinforzo funzionale dei muscoli della cuffia dei rotatori e alla stabilizzazione del "Core", anche detta "Core Stability".

Segni e sintomi:
Dolore e deficit di forza nel sollevare il braccio, difficoltà a mantenere un peso in mano e dolorabilità durante il sonno.

 

Frattura dell'omero

Frattura dell'omero

Si tratta di un’interruzione di continuità dell’osso e, a seconda dell’altezza della frattura, distinguiamo:

  • frattura prossimale se è localizzata nella parte superiore del braccio;
  • frattura diafisaria se è localizzata lungo il corpo dell’omero;
  • frattura distale se è localizzata vicino al gomito.

Il chirurgo ortopedico decide se operare in base a diversi fattori quali ad esempio il tipo di frattura, il tempo trascorso dal trauma, l'età e le aspettative del paziente. Nel caso di un trattamento conservativo, l'arto deve essere immobilizzato per circa 20-25 giorni con tutore. Nell'eventualità di un intervento chirurgico, generalmente si opta per una "riduzione e sintesi con placca e viti" oppure, quando è difficile ripristinare l'anatomia funzionale, di "endoprotesi". In ogni caso il paziente dovrà seguire un programma riabilitativo concordato con il chirurgo. L'obiettivo iniziale è il recupero del "range articolare", attraverso la chinesiterapia passiva e attiva-assistita, il successivo rinforzo dei muscoli gleno-omerali e il ripristino della corretta biomeccanica dell'arto in relazione alle catene cinetiche del corpo. 

Segni e sintomi:
dolore, impossibilità al movimento, gonfiore e probabile ematoma o ferita cutanea (nel caso di frattura esposta).

 

Instabilità gleno-omerale

Instabilità gleno-omerale

L’instabilità gleno-omerale è la fuoriuscita parziale, nel caso di sublussazione, o totale, nel caso di lussazione, della testa dell’omero dalla superficie glenoidea della scapola. Fisiologicamente la stabilità è garantita dall’integrità degli elementi ossei e cartilaginei (glena, testa dell’omero e cercine glenoideo) e dei tessuti molli (muscoli e legamenti). L'instabilità può essere conseguenza di una lassità esagerata, spesso multidirezionale, denominata "AMBRI" (Atraumatic Multidirectional Bilateral Rehabilitation Inferior), di un trauma, anche detto "TUBS" (Traumatic Unilateral Bankart Surgery), o di gesti atletici ripetuti come "AIOS" (Acquired Instability in Overhaed Shoulder). In tali casi il trattamento conservativo a volte può non portare i risultati sperati ed è lo stesso paziente a decidere per l'intervento chirurgico. La scelta della tecnica chirurgica dipende da diversi fattori, per esempio dall'età, dalle abitudini di vita del paziente, dalla direzione della lussazione e dai tessuti danneggiati. Se è interessata soltanto la porzione cartilaginea del cercine antero-inferiore si procede alla "riparazione di Bankart", spesso associata alla plicatura della capsula o "capsuloplastica"; se la lesione è estesa a parte dell'osso della glena (Bony Bankart) o a parte della testa dell'omero (Hill- Sachs Lesion) il chirurgo potrebbe consigliare un intervento di "Latarjet"; se la lesione è circoscritta al cercine superiore antero-posteriore (SLAP Lesion) potrebbe decidere di optare per una tenodesi o tenotomia del capo lungo del bicipte o per una "Slap Repairs". Nel trattamento riabilitativo è importante rispettare i tempi di guarigione dei tessuti riparati e procedere per fasi seguendo un programma dettato dall'equipe medica. In linea generale il trattamento sfrutterà tecniche di chinesiterapia dapprima passiva e poi man mano attiva, volta al recupero del ROM (Range of Motion) nell'arco di movimento protetto, al corretto ritmo scapolo-omerale, al reclutamento della cuffia dei rotatori e all'integrazione dell'arto nella catena cinetica ascendente del corpo.

Segni e sintomi:
sensazione di apprensione nel movimento del braccio in direzione della sua instabilità, impotenza funzionale in alcuni movimenti e possibili disturbi circolatori all'arto.

 

Frattura della clavicola

Frattura della clavicola

La frattura della clavicola è la perdita della continuità della clavicola stessa, spesso causata da una caduta sul moncone della spalla o un trauma diretto sull'osso. Il trattamento non è chirurgico se i frammenti ossei sono allineati, in tal caso è sufficiente immobilizzare l'arto con un tutore per circa 30 giorni; diventa chirurgico se la frattura è scomposta. L'intervento consiste nel riallineare i frammenti ossei (riduzione) e nel bloccarli (sintesi) con l'ausilio di una placca metallica e viti a stabilità angolare. Le possibilità di un recupero ottimale sono molto alte e la fisioterapia, inizialmente tramite manovre di chinesi passiva e in seguito attiva, mira al recupero del corretto movimento della clavicola con la scapola e con lo sterno con cui essa si articola e ad integrare l'arto nella sua catena cinetica.

Segni e sintomi:
gonfiore e tumefazione sulla clavicola, possibilità di percepire la frattura al tatto, dolore a sollevare il braccio e a muovere il collo.

 

Capsulite adesiva

Capsulite adesiva

La capsulite adesiva è un'infiammazione della capsula della spalla, anche detta “Frozen Shoulder” o “spalla congelata”, e può essere classificata come primaria o secondaria. La capsulite adesiva primaria è una patologia che colpisce in maggior frequenza le donne nella fascia d'età compresa tra i 40 e 60 anni e sembra che ci sia una maggiore predisposizione nei soggetti che fanno uso di alcuni farmaci quali ad esempio per la stabilizzazione dell'umore, per il diabete, per il Parkinson e per la tiroide. La capsulite adesiva secondaria, invece, può esordire dopo interventi chirurgici o lunghe immobilizzazioni della spalla. Il trattamento è generalmente conservativo e si avvale principalmente della chinesiterapia passiva e attiva-assistita con l'obiettivo di elasticizzare la capsula e riequilibrare la forza dei muscoli della cuffia dei rotatori; è associato spesso a terapia infiltrativa di cortisone e soluzione fisiologica per sfiammare ed ammorbidire la capsula. Diventa chirurgico di "capsulotomia per via artroscopica" solamente per quei soggetti che non rispondono al trattamento conservativo.

Segni e sintomi:
in fase iniziale dolore alla spalla senza alcuna limitazione nel movimento, in fase avanzata il dolore diminuisce e la limitazione articolare aumenta fino a non poter più allontanare il braccio dal corpo ne portarlo dietro la schiena o dietro la testa.

 

Discinesia scapolo-toracica

Discinesia scapolo-toracica

La discinesia scapolo-toracica è l'alterazione del ritmo e dell’ampiezza del movimento della scapola sul torace durante l’elevazione del braccio; può essere la conseguenza di un trauma alla spalla, di una sofferenza neurologica o semplicemente di un allenamento scorretto dei muscoli scapolo-toracici e del braccio. La sua risoluzione non è chirurgica ma solamente riabilitativa. Trovano largo impiego tecniche di chinesiterapia attiva e passa attraverso esercizi mirati al controllo neuro-motorio dei muscoli che comandano il movimento del braccio combinato a quelli che comandano il ritmo della scapola sul torace.

Segni e sintomi:
dolore alla spalla durante il movimento (che un tempo veniva chiamato "periartrite scapolo-toracica"), limitazione funzionale in alcuni gradi articolari, contratture di compenso ai muscoli del collo e del torace.

 

Lussazione della clavicola

Lussazione della clavicola

La lussazione della clavicola è la perdita del contatto articolare tra la clavicola e la scapola, provocata da un trauma diretto sulla spalla o sulla mano a braccio teso.
A seconda della gravità del danno si distinguono tre gradi di lussazione e l’intervento in base ad esso può essere conservativo o chirurgico. Nelle lussazioni di primo e secondo grado la perdita del rapporto articolare dell'articolazione acromion-claveare non comporta importanti perdite della funzionalità e della forza del braccio ma potrebbe causare soprattutto disagi estetici per il paziente non migliorabili conservativamente; in tali casi e nei casi più gravi si preferisce intervenire chirurgicamente. L'intervento elettivo è la cosiddetta "Mumford procedure" per via artroscopica o a cielo aperto mirato al riallineamento articolare della clavicola con l'acromion.

Segni e sintomi:
gonfiore locale, impossibilità a muovere la spalla o il braccio.

 

Infiammazione del capo lungo del bicipite

Infiammazione del capo lungo del bicipite

L’infiammazione del capo lungo del bicipite è una patologia invalidante circoscritta nella parte anteriore della spalla, le cause possono essere diverse, spesso associate ad altre patologie come per esempio un’instabilità gleno-omerale, una discinesia scapolo-toracica, un eccessivo rinforzo del muscolo bicipite o un lento deterioramento del tendine stesso. Il medico ortopedico potrebbe proporre un primo tentativo conservativo con terapia strumentale, come Laser e Tecarterapia, per sfiammare il tendine e chinesiterapia per ripristinare una corretta cinematica della spalla ma se non da nessuna soluzione rimane l'intervento chirurgico di "tenotomia" (taglio del tendine) o di "tenodesi"(taglio e reinserzione del tendine sempre sull'omero ma poco più in basso).

Segni e sintomi:
sensazione di gonfiore, calore, crepitii e dolore nella parte anteriore della spalla sia alla palpazione sia durante attività semplici della vita quotidiana, impossibilità nel sollevare il braccio e spesso dolore notturno.

 

Tendinopatia calcifica

Tendinopatia calcifica

La tendinopatia calcifica è caratterizzata da formazioni di calcificazioni che infiammano i tendini della cuffia dove si depositano; nella maggior parte dei casi il tendine interessato è il sovraspinoso il quale rischia con il tempo di lesionarsi. Non è tuttora chiaro il motivo del suo esordio e il trattamento può basarsi sull'approccio fisioterapico strumentale per lenire l'infiammazione e chinesiologico per eliminare compensi antalgici. In alternativa si può procedere con l'irrigazione percutanea di soluzione fisiologica ecoguidata oppure, in caso di presenza di depositi di calcio particolarmente voluminosi, si preferisce intervenire chirurgicamente mediante la rimozione delle calcificazioni per via artroscopica

Segni e sintomi:
la sintomatologia varia a seconda della fase di infiammazione e si può presentare con molto dolore nella parte anteriore o laterale della spalla associato a difficoltà nel movimento del braccio, dolore notturno oppure a momenti asintomatica.

 

Algoneurodistrofia (o Neuroalgodistrofia)

Algoneurodistrofia

L’algoneurodistrofia è una sindrome dolorosa localizzata cronica settoriale che nel tempo ha acquisito diversi nomi: neuroalgodistrofiadistrofia simpatica riflessa, morbo di Sudek, sindrome spalla-mano, causalgia e  "sindrome complessa da dolore regionale" (CRPS). Si manifesta agli arti superiori o inferiori ma le cause esatte del suo esordio sono tuttora incerte, probabilmente in seguito a: una frattura, una lunga immobilizzazione, un'intervento chirurgico, una lesione da schicciamento, una distorsione associati spesso a fattori emotivi o a traumi psicologici. Sembra che sia dovuta a un’alterazione della percezione del dolore causata da segnali neurologici e vascolari periferici alterati, determinati da un'eccessiva attivazione del sistema nervoso simpatico prolungato nel tempo. Il trattamento non è mai chirurgico, solamente manuale, vanno comunque escluse tutte quelle manovre che forzano l'articolazione con rischio di aumentare l'infiammazione locale. Il paziente riferisce sollievo in seguito ad esercizio articolare cauto, mirato, passivo ed attivo. Farmaci che possono coadiuvare sono antinfiammatori e bifosfonati ma ne esistono diversi, è opinione comune che solamente conosciuta la causa dell'esordio è possibile assegnare la cura più indicata.

Segni e sintomi:
A seconda dello stadio della malattia, dolore e sensibilizzazione periferica, rigidità e gonfiore all’arto, difficoltà nel movimento, distonia, temperatura locale diversa, cute traslucida e assottigliata, osteoporosi a chiazze.

 

Artrite reumatoide

Artrite reumatoide

L'artrite reumetoide è una malattia infiammatoria autoimmune sistemica. Si manifesta con un’infiammazione a carico delle articolazioni sinoviali dei polsi e delle dita delle mani e dei piedi. Con l’evolversi della malattia possono essere colpite altre articolazioni, di solito in modo simmetrico, come la spalla, il gomito, il ginocchio e l’anca oppure altri organi come cuore, reni e polmoni. Il trattamento è generalmente farmacologico per la gestione del dolore e dell'infiammazione a cui si associa spesso un trattamento chinesiterapico per mantenere una buona libertà di movimento delle articolazioni. Si interviene chirurgicamente attraverso l'impianto di protesi solo in rari casi di grave perdita della funzionalità articolare.  

Segni e sintomi:
gonfiore, calore, dolore e rossore, rigidità, spossatezza e/o episodi febbrili. Articolazioni urenti e tumefatte con perdita della loro funzionalità.

 

Artrosi

Artrosi concentrica ed eccentrica

L’artrosi è un’artropatia cronica a carico dell’articolazione. È caratterizzata dal deterioramento della cartilagine, con conseguente assottigliamento dello spazio articolare che produce scrosci e crepitii durante il movimento. E' caratterizzata, inoltre, dalla formazione di osteofiti che riducono ulteriormente il movimento, dal versamento all’interno dell’articolazione e dall’ispessimento dei legamenti e della capsula che conferiscono alla spalla un aspetto più ingrossato del normale. A seconda della gravità dei sintomi, l'ortopedico potrebbe consigliare una terapia fisica strumentale per il dolore associata a terapia infiltrativa di acido ialuronico a basso o ad alto peso molecolare. L'acido ialuronico è una sostanza endogena presente nel liquido sinoviale che serve per lubrificare l'articolazione. Nel caso in cui il paziente lamenta dei sintomi particolarmente invalidanti e la terapia conservativa non ha prodotto un risultato soddisfacente, il chirurgo potrebbe consigliare un intervento di sostituzione della porzione di osso degenerato. In questo caso esistono tre tipi di interventi: l'intervento di endoprotesi quando viene sostituita solo la testa dell'omero; l'intervento di protesi anatomica quando vengono sostituite parte della testa dell'omero e la glena della scapola; l'intervento di protesi inversa nel caso di artrosi associata a lesione massiva dei tendini della cuffia dei rotatori che prevede la sostituzione della testa dell'omero e della glena della scapola (a differenza della protesi anatomica non viene più conservata l'anatomia della spalla ma vengono invertite la concavità e la convessità delle superfici articolari). In tutti i casi è previsto un lavoro fisioterapico che vede protagonista la chinesiterapia attiva per educare il paziente alla gestione della protesi nei movimenti della vita quotidiana.

Segni e sintomi:
inizialmente rigidità dopo un periodo di inattività, in seguito dolore nei movimenti attivi e passivi, crepitii e scrosci articolari, mobilità articolare limitata e spesso invalidante.

 

Il nostro metodo

Preparazione al trattamento

  1. Parliamo con il paziente e raccogliamo informazioni sulla causa del dolore.
  2. Eseguiamo test ortopedici e osteopatici.
  3. Valutiamo i movimenti conservati e il dolore.
  4. Informiamo il paziente sui movimenti che deve evitare.
  5. Consigliamo posizioni di riposo e gesti alternativi, momentanei, per le attività della vita quotidiana.
  6. Scopriamo le sue aspettative dal trattamento riabilitativo.
  7. Presentiamo il protocollo riabilitativo personalizzato deciso di comune accordo con l’equipe medica.

 

Trattamento della spalla

Il trattamento riabilitativo della spalla deciso in comune accordo con l’equipe medica, è suddiviso in 3 fasi:

  • FASE ANTALGICA di gestione del dolore e dell’infiammazione attraverso terapie fisiche strumentali e adozioni di posizioni di riposo corrette.
  • FASE DI RECUPERO dell’articolarità attraverso chinesiterapia passiva, attiva-assistita e attiva. Graduale incremento di esercizi di reclutamento muscolare prima in catena cinetica chiusa e poi aperta. Lavoro integrato e di stabilità lombo-pelvica, anche chiamato “core stability”, che prevede esercizi di controllo di tutto il corpo a partire dai piedi fino alla mano in catena cinetica aperta. In questa fase è utile associare l'idrochinesiterapia al fine di sfruttare un ambiente altamente destabilizzante per il recupero propriocettivo e ad alta intensità per allenare il controllo neuro-motorio del movimento.
  • FASE DI MANTENIMENTO e di stabilizzazione dei risultati ottenuti attraverso esercizi funzionali integrati, rieducazione al gesto atletico e consegna degli esercizi domiciliari da svolgere a casa.

 

Il segreto del nostro successo nella riabilitazione alla spalla

Il segreto del nostro successo riabilitativo è nel lavoro di squadra tra chirurgo, fisioterapista e preparatore atletico (quando necessario) e nel rapporto di fiducia e di stima reciproca che ci accompagna nel nostro lavoro.

La spalla è l'articolazione più complessa del corpo umano e di conseguenza anche la sua riabilitazione è alquanto difficile.

Per riuscire a riabilitare una spalla perfettamente, io e la mia squadra di fisioterapisti abbiamo preso parte a corsi e congressi in Italia e all'estero (a volte anche come docenti), abbiamo sviluppato una conoscenza ottimale dell’anatomia e della biomeccanica della spalla, e frequentiamo le sale operatorie per conoscere con esattezza la tecnica chirurgica in modo da poterci confrontare in modo produttivo ed efficace con il medico ortopedico il quale rimane in contatto con noi e con il paziente durante tutto il percorso riabilitativo.

I nostri protocolli pur seguendo le linee guida internazionali, non propongono batterie di esercizi “uguali per tutti”, bensì l’esercizio giusto al momento giusto per il paziente. Come un sarto che cuce un abito su misura, cosi noi creiamo un programma personalizzato secondo la persona che dobbiamo riabilitare.

 

 

Prodotti consigliati per la riabilitazione

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